Captain Blood (L'arche du captain Blood in Francia) è un videogioco di avventura grafica francese del 1988 pubblicato dalla ERE Informatique per numerosi computer.
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Captain Blood videogioco | |
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Titolo originale | L'arche du captain Blood |
Piattaforma | Atari ST, Amiga, Apple IIGS, MS-DOS, Amstrad CPC, Commodore 64, ZX Spectrum, Mac OS, Thomson MO5, Thomson TO7 |
Data di pubblicazione | 1988-1989 |
Genere | Avventura grafica |
Tema | Fantascienza |
Origine | Francia |
Sviluppo | ERE informatique, Imagitec Design (Spectrum) |
Pubblicazione | Infogrames |
Design | Didier Bouchon, Phillipe Ulrich |
Modalità di gioco | Singolo giocatore |
Bob Morlock, programmatore di videogiochi, si trova intrappolato dentro un videogioco creato da sé stesso, dove prende il nickname di Captain Blood, in tributo all'omonimo romanzo di Rafael Sabatini, portato sullo schermo da Errol Flynn, nell'omonimo film di Michael Curtiz del 1935. In seguito a un incidente durante l'iperspazio, viene clonato 30 volte e tali repliche, che succhieranno linfa vitale all'originale, si perdono nello spazio. Passano 800 anni in cui il protagonista riesce a trovare 25 dei suoi 30 cloni; il gioco inizia proprio con la ricerca degli ultimi cinque cloni, che dovrà disintegrare pena la sua totale perdita con la natura umana. Blood, attraverso la sua Arca biologica, dovrà esplorare un universo immaginario chiamato Hydra visitando pianeti e forme aliene diverse traendo aiuto da esse per la riuscita della sua missione.
Il gioco si svolge prevalentemente all'interno dell'Arca biologica di Blood, dove con il joystick si controlla un suo braccio (caratterizzato dalla pelle rugosa) con il quale è possibile premere i tasti presenti sulla consolle dell'arca, ognuno dei quali attiva una specifica funzione: dall'arca è quindi possibile esplorare la nebulosa di Hydra in cerca di pianeti inserendo le coordinate in latitudine e longitudine, una volta trovato un pianeta è possibile effettuare una scansione della superficie per verificare la presenza di forme di vita, andare di persona tramite la navetta biologica OORXX sulla superficie del pianeta per esplorarlo parzialmente e, nel caso di incontro ravvicinato con un membro della popolazione di tale pianeta, inizia la parte "clou" del gioco, ovvero quella della comunicazione con gli alieni, che avviene tramite l'interfaccia UPCOM; è possibile anche disintegrare un pianeta e teleportare un alieno nel frigidario, un'area d'isolamento dell'arca ove è possibile disintegrare l'alieno oppure trasferirlo su un altro pianeta. L'interfaccia UPCOM consiste in un set di circa 150 icone, dove ognuna di questa rappresenta un concetto; combinando tali icone è possibile esprimere concetti recepiti dagli alieni, con i quali è possibile negoziare e ottenere informazioni su nuovi pianeti (coordinate), comportamenti e caratteristiche delle varie razze aliene e soprattutto informazioni su come trovare i cloni rimasti. Il gioco ha un tempo limite rappresentato dal raggrinzimento della pelle del protagonista sul braccio e dalla progressiva minor sensibilità dei controlli utente, e quando si elimina uno dei cinque cloni Captain Blood riacquista vigore e quindi il suo tempo di vita si allunga.
Captain Blood fu sviluppato da Didier Bouchon e Phillipe Ulrich. Bouchon in particolare curò la versione per Atari ST dove venne sviluppato originariamente.
Il tema musicale principale è una versione ripresa da Ethnicolor di Jean-Michel Jarre, brano tratto dall'album Zoolook del 1984.
Dopo l'acquisizione della ERE informatique da parte della Infogrames nell'estate del 1987, Ulrich e Bouchon si concentrarono entrambi nella Landes affinché il gioco fosse pronto per Natale di quell'anno. Furono sviluppati varie conversioni per macchine a 8 e 16 bit, fra cui Amiga, Apple IIGS, PC, Zx Spectrum e Commodore 64.
Il gioco ottenne a suo tempo una critica positiva da parte dei vari periodici, più o meno in tutte le sue versioni, soprattutto per il concept originale del gioco. La versione per Commodore 64 venne valutata dalla rivista Zzap!64 con un 77%. Le versioni Amiga e Atari ST ottennero molti giudizi superiori all'80%.
Manuali
Riviste
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